martedì 12 settembre 2017

Gioite voi col canto

Concerto dell'Ensemble Vox Antiqua, diretto da Marco Bettuzzi e promosso dall'Associazione Giocando inTono.
Ingresso a offerta libera.
L'incasso della serata sarà devoluto ad AVSI per il progetto Siria Ospedali Aperti.



                      

Vi aspettiamo!!!


lunedì 11 settembre 2017

Indovina il quadro... Ecco la soluzione


                                                                                    

Suonatore di liuto e Voi sapete ch’io v’amo

Nel Suonatore di liuto sono raffigurati degli spartiti musicali. Gli studiosi vi hanno riconosciuto quattro madrigali dal Primo libro di madrigali a quattro voci di Jacques Arcadelt (1539-1654): Chi potrà dir quanta dolcezza provo, Se la dura durezza in la mia donna, Voi sapete ch'io v'amo anzi v'adoro, Vostra fui e sarò mentre ch'io viva.

L’opera fu commissionata dal marchese Vincenzo Giustiniani e rappresenta una mezza figura di giovane, con tunica bianca antichizzante e nastro tra i capelli, seduto a un tavolo mentre suona il liuto. Ha un viso leggermente effeminato e la bocca semidischiusa, colto forse nel momento in cui sta intonando il canto. A sinistra è poggiata una caraffa di vetro e intorno sono disposti alla rinfusa dei frutti. Baglione (1642) ricorda che Caravaggio “dipinse per il Cardinale […] un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero il tutto parea con una caraffa di fiori piena d’acqua […] E questo fu il più bel pezzo, che facesse mai”.


Riposo durante la fuga in Egitto e Quam pulchra es
Nella tela Riposo durante la fuga in Egitto, san Giuseppe regge nelle mani uno spartito musicale, che è stato riconosciuto come una composizione di un altro musicista franco-fiammingo, Noël Bauldewijn, autore di un madrigale sul tema del Cantico dei cantici, Quam pulchra es. Qui la Sacra Famiglia è raffigurata mentre si concede un po’ di sosta ai margini del bosco, sul far della sera nell’autunno incipiente. La Madonna abbigliata di un magnifico manto rosso fuoco si è addormentata mentre abbraccia teneramente il Bambino, appoggiando il proprio viso al suo. san Giuseppe si è seduto sul sacco delle masserizie, accanto ad un fiasco di vino. Miracolosamente si materializza un angelo che suona il violino, mentre lo stesso Giuseppe gli regge lo spartito. Caravaggio descrive con occhi attento tutta la scena: piante, foglie, sassi, la fresca acqua sullo sfondo, le piccole querce della campagna romana, le erbe grasse e spinose. La sua meticolosa pitture descrive l’angelo con forme apollinee (Calvesi), coperto solo da una tunica svolazzante e il cui volto è vivacizzato da un ciuffo ribelle. I piedi del vecchio stanco si sfiorando l’un l’altro, nel gesto umano e involontario di scaldarsi, forse mossi da un brivido.


venerdì 8 settembre 2017

Indovina il quadro...

A quale quadro appartiene questo particolare? 
A breve la soluzione...
         

                               


martedì 5 settembre 2017

E ora vediamo il mottetto...



Il termine “mottetto” può indicare un componimento poetico fatto di pochi versi in rima, o una composizione musicale per voci di carattere molto vario nelle sue successive fasi di sviluppo.
In musica, la varietà di strutture compositive assunte dal mottetto  nel lungo arco del suo sviluppo non permette di darne una definizione unitariamente comprensiva: generalmente si fa riferimento al mottetto rinascimentale, cioè a una composizione per coro misto (a quattro o più voci) a cappella su testo sacro latino, usata nel rito cattolico specialmente nella liturgia dei Vespri.


Quando nasce??

Le origini del mottetto nella seconda accezione risalgono al XIII secolo. In tale periodo il mottetto è a due o tre voci (raramente a quattro), che hanno ognuna un testo diverso dall'altra. È questa la fase prevalentemente mondana del mottetto.
La successiva elaborazione del mottetto nel sec. XIV vede un notevole ampliamento delle sue dimensioni e una maggiore complessità della sua struttura, e come forma sacra e profana.
I compositori fiamminghi del secolo successivo utilizzarono il mottetto soprattutto nell'ambito liturgico.

In rassegna i compositori!

Nel Rinascimento i più grandi compositori di mottetti  furono Josquin Després, Gombert, P. de Monte, Orlando di Lasso, A. Gabrieli, G. Gabrieli, Palestrina, Morales, Victoria, Tallis, Byrd, Senfl, Gallus, Hassler, Goudimel, Regnart ecc.).  

E poi?

Mentre nell'area cattolica il mottetto continuò a essere in lingua latina, in Germania si plasmò sulle esigenze della liturgia riformata, confluendo nella cantata sacra in tedesco. Nel Barocco tutti gli autori che nei sec. XVII e XVIII si accostarono al repertorio religioso scrissero mottetti. L'importanza della forma andò rapidamente scemando a partire dal romanticismo, nonostante isolati capolavori di Mendelssohn, Schumann, Brahms, Liszt, Bruckner, ecc. Successivamente il termine cessò di designare una forma specifica, limitandosi a connotare una composizione di carattere sacro o solo genericamente religioso o spirituale, su testo latino o in altra lingua moderna.

Ecco alcuni esempi




venerdì 1 settembre 2017

Piccoli cenni sul madrigale


La soluzione del rebus è: MADRIGALE E MOTTETTI
Ma cosa sono queste forme musicali?
Iniziamo a scoprire il madrigale...


Il madrigale fu la forma più raffinata e più diffusa della polifonia profana del Cinquecento.
I testi poetici, la scrittura musicale accurata e soprattutto la modalità di unione di questi due elementi, fecero del madrigale l'espressione artistica più completa e matura del Rinascimento.

Excursus storico...
Già nel 300 troviamo la forma del madrigale, ma questa non aveva niente in comune con quella del Cinquecento: era a 2 o a 3 voci, aveva forma strofica e su una struttura metrica prestabilita. Nel Rinascimento, invece, il madrigale si compone di 4, 5 o 6 voci, è di forma aperta, non-strofica, e adotta le forme poetiche più diverse.

Come venivano eseguiti?
I madrigali erano eseguiti da voci soliste, molto spesso raddoppiate o sostituite da strumenti.

Diffusione
Ebbero una diffusione molto vasta, all'interno delle corti e in quella che oggi chiameremo "la buona società", con esecuzioni private e tra i frequentatori delle varie accademie, da parte di provetti dilettanti - gentiluomini e gentildonne - e di cantori di professione.

Musica e parole
I madrigalisti del Cinquecento mirarono ad una integrazione via via più stretta  tra musica e  parole.  Le parole sono sovrane: tutto dipende da esse.

Pubblico...
A differenza delle precedenti composizioni vocali, il madrigale non era scritto per un’occasione soltanto, ma per circoli di persone che l’ apprezzavano come opera d’arte in sé. In varie città, soprattutto a Venezia e Verona si costituirono società culturali di raffinati dilettanti che si riunivano regolarmente per studiare i madrigali. Non era richiesta né determinante la presenza del pubblico: i madrigali infatti erano scritti anzitutto per il godimento di chi li cantava e gli esecutori dovevano aver acquisito un’ assoluta familiarità con la poesia di Petrarca o Ariosto.

Nella tecnica di composizione frequente fu l’uso dei "madrigalismi" in cui svariati stilemi melodici venivano usati per imitare fenomeni naturali, come ad esempio rapide scale per il vento, o per rappresentare particolari emozioni, come ad esempio dure dissonanze per il dolore ecc.

Qui potete ascoltare qualche esempio!